Stop al Gambero Rosso. Legacoop Agroalimentare Liguria: scelta scellerata che non fa altro che indebolire la pesca e la nostra tradizione

La guerra del Gambero Rosso e non solo. Così nel 2016 era stata definita la questione dell’imbarcazione a strascico sanremese che era stata sequestrata dai francesi a Ventimiglia. Ebbene dal 2016 ad oggi i pescatori a strascico non hanno mai avuto pace. Ed è di questi giorni la notizia del Ministero che annuncia l’esaurimento delle giornate di pesca del Gambero Rosso.
Legacoop Agroalimentare Liguria ricorda i  numeri: 80 imbarcazioni a strascico in tutta la Liguria effettuano battute di pesca giornaliere entro le 6 miglia dalla costa con equipaggio che varia da due a cinque persone. Di queste 80 imbarcazione 9 hanno optato per la pesca prevalente del gambero rosso e le altre 71 lo catturano in misura non prevalente.
Una specie ittica che ha un valore altissimo tanto da essere chiamato l’ORO ROSSO. Un’eccellenza della nostra regione che è riconosciuta in tutto il mondo.
Vi immaginate cosa sarebbe la nostra ristorazione se a partire da agosto non si avessero più gamberi rossi? Se un ristoratore dovesse rispondere “mi spiace abbiamo solo gamberi argentini”?
Una sconfitta per la pesca, per la ristorazione, per il turismo per quello che è un patrimonio culinario collettivo. Chi ha deciso tutto questo e per quale motivo? Chi può pensare di fermare la pesca del gambero rosso? Sulla base di quali dati scientifici?
E’ sufficiente parlare con i ricercatori dell’Università di Genova, con cui i pescatori a strascico collaborano da decenni, per comprendere che la pesca del gambero rosso è altamente selettiva e non impattante da un punto di vista ambientale.
“In Liguria le imprese di pesca a strascico sono al limite della sostenibilità economica: 52 sabati fermi, 52 domeniche fermi, tutte le festività fermi, 30 giorni consecutivi di fermo obbligatorio, 37 giorni di fermo aggiuntivo. Questi sono i numeri della pesca a strascico. Siamo ad un precario livello di sostenibilità economica. Se poi aggiungiamo che non si può più pescare il gambero ecco che allora le 80 barche non avranno più alcuna sostenibilità economica e saranno costrette a chiudere la propria attività. Il 12 giugno abbiamo dichiarato lo stato di agitazione del settore manifestando civilmente e suonando le trombe in segno di protesta. La risposta è stata lo stop alla pesca del gambero di profondità. E’ necessaria un’azione politica forte tesa a rivedere queste scelte scellerate che non fanno altro che indebolire la pesca e la nostra tradizione” – afferma Lara Servetti,  Responsabile Regionale di Legacoop Agroalimentare.
 “Il nostro gambero è conosciuto in tutto il mondo. Ogni chef ne conosce le caratteristiche e ne loda il gusto – sottolinea  Calogero Volpe, Presidente della Cooperativa Gambero Rosso di Sanremo –   In questi giorni sono stato contattato da tutti i ristoratori che mi hanno esternato la loro preoccupazione e sono pronti a scendere in piazza con noi. Nelle prossime ore definiremo cosa fare ma credo che, almeno per le barche di Sanremo e Bordighera, l’unica strada percorribile sia di chiedere al Principe Alberto di  portare le nostre barche a Montecarlo. E’ un’affermazione forte ma abbiamo tutti l’impressione che il nostro paese non gradisca la nostra presenza e che ci voglia fuori. Chiederemo allo Chef Colagreco di Mentone, che compra ed apprezza i nostri gamberi, di intercedere per noi. D’altra parte l’anno scorso una barca di Sanremo è stata chiamata a Montecarlo per fare una sperimentazione proprio per i gamberi e pertanto un varco aperto lo abbiamo già. E’ una forte sconfitta per me e per i miei colleghi che sulla barca abbiamo la bandiera italiana che sventola ma siamo arrivati allo stremo.”
Gli fa eco Alberto Gambazza,  Presidente della Cooperativa Pescatori Camogli: “Noi operiamo in una zona interessata da un’area marina e siamo i primi a voler tutelare il mare ma questa imposizione della chiusura del gambero rosso è totalmente insensata e costringerà tutte le barche a strascico a catturare solo pesce. Un assurdo”.
Parla anche Luigi Maccarrone  che è il Presidente della Cooperativa Pescatori Imperia che raggruppa il maggior numero di pescatori liguri con il sistema palangaro: “Iniziamo di nuovo a sentir parlare di Accordo di Caen e tutto questo ci spaventa. Chiediamo alla Regione Liguria che interceda sia presso il Ministero degli Esteri perché prima di cambiare i confini marittimi siano riconosciuti i diritti storici di pesca presso il Ministero delle Politiche Agricole per acquisire la possibilità di pesca del tonno rosso che non può essere riservata a poco di più di 20 barche lasciando fuori la pesca tradizionale.”.
Questo è il clima che si respira fra i pescatori: rassegnazione, sconforto e indignazione per un paese che non vuole più i pescatori e che un pezzo alla volta li vuole confinare senza comprendere che il ruolo svolto dalla pesca è ben più ampio.  Il timore è che quella del gambero sia solo l’inizio e che si arrivi poi a chiudere la pesca della triglia, del nasello, dello scampo e a cedere diritti di pesca che andrebbero tutelati.
E’ un settore che l’Italia non vuole più e rinnega.
Il pesce, che è un elemento della dieta mediterranea, arriverà solo dall’Atlantico, dall’Argentina, dalla Cina e si vivrà solo di ricordi.
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