6 Apr 2018

Cooperative per gestire i nostri dati. Sul Sole 24 Ore la proposta di Legacoop

Intervento oggi sul Sole 24 Ore di Vanni Rinaldi, Responsabile Innovazione Legacoop nazionale
” Nella sua intervista alla Cnn dopo lo scandalo Cambridge Analytica, Mark Zuckerberg omette di dire che il modello di business di Facebook, voluto da chi ci ha messo i soldi e cioè venture capitalist e fondi, prevede di fare profitti attraverso la vendita di spazi pubblicitari e dei dati digitali degli utenti – scrive Rinaldi sul Sole 24 Ore -. È infatti chiaro, ormai a tutti, che quando un utente ottiene gratuitamente un servizio, che sia in rete o no, l’utente stesso deve offrire qualcosa in cambio.
Il modello di business dei social media prevede, e grazie alla tecnologia digitale e a internet consente, l’estrazione e la vendita dei dati prodotti dalla nostra interazione con la rete e i suoi contenuti. Inoltre, non essendoci per i social media una regolazione ad hoc, non c’è alternativa di modello ad esempio tra servizio pubblico e privato, e quindi, cosa ancora più grave, non c’è competizione, ma evidente monopolio”.
Allora cosa fare?
” In realtà a partire dal prossimo mese di maggio – prosegue Vanni Rinaldi sul Sole 24 Ore – quando entrerà in vigore in tutta l’Unione europea il nuovo regolamento sulla privacy (Gdpr), esisterà un’opzione concreta e praticabile almeno per noi europei: regolare su base contrattuale il rapporto tra noi e gli utilizzatori dei nostri dati.
Innanzitutto il nuovo regolamento consentirà a tutti di poter richiedere alle piattaforme digitali di avere indietro i propri dati, stabilendo per la prima volta un diritto soggettivo al possesso e al riutilizzo dei nostri dati. Questo significa che potremo per la prima volta conferirli a terze parti che potranno utilizzarli secondo le nostre volontà restituendoci in cambio una parte del valore economico generato. Oppure potremo lasciarli sulla piattaforma dove sono stati da noi generati, ma sempre in cambio di qualcosa”.
Tutto risolto dunque?
” Non proprio, visto che sicuramente il potere contrattuale che possiamo esprimere come singoli consumatori verso i social network è singolarmente pari a zero – conclude Vanni Rinaldi – Dobbiamo quindi immaginare una capacità di mediazione sul mercato tra noi e i grandi network digitali che tenda a riequilibrare l’evidente asimmetria. E qui può venirci in aiuto un antico, ma sempre moderno strumento, che su tutti i mercati del mondo consente a oltre 1 miliardo di persone di coniugare un ideale di giustizia distributiva, che tiene insieme equità ed efficienza, ma nella prospettiva generale della tutela degli interessi del contraente più debole: la piattaforma cooperativa .
Gli utenti europei della rete potranno associarsi in forma cooperativa per autotutelarsi nei confronti dei social network chiedendo loro la restituzione dei dati digitali e negoziando la messa a disposizione di questi dati a chi vorranno, ricavandone un ritorno economico. Il movimento cooperativo può avviare un grande processo di consapevolezza delle scelte e dei diritti che sono in gioco per l’utente digitale. Questo equivarrebbe grosso modo alla funzione svolta con successo nei due secoli precedenti, per tutelare e rafforzare le classi deboli, contribuendo a trasformarle in imprenditori e consumatori consapevoli dei loro diritti e attivi nel difenderli sul mercato”.

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