27 Ott 2014

Granero alla Stampa ” L’indecisione è il peggiore dei mali “

E gPoco meno di un mese al congresso regionale di Legacoop Liguria. Il presidente Gianluigi Granero analizza il presente e definisce i temi per il futuro in una intervista alla Stampa realizzata da Sandro Chiaromonti.
«Per noi la crisi si è sentita a partire dal 2013. Alcuni osservatori esterni lanciano segnali positivi, come p e r l’export della Liguria, ma noi sappiamo che il momento è difficile.
D’altronde è nelle grandi difficoltà che si misurano le imprese.
Finora siamo riusciti a salvaguardare l’occupazione, che riguarda per il 65% donne, ma è un punto di forza che potrebbe rivelarsi un boomerang.
Soprattutto le coop di lavoro sono lente a riorganizzarsi e potrebbero trovarsi in pericolo. Lega Coop è capofila e deve assistere gli associati con strumenti finanziari adeguati, soprattutto nel credito, e promuovere fusioni per riposizionarsi e crescere nei settori in
cui può esserci sviluppo».
Per esempio?
«Parliamo di industria, turismo e porti, le colonne portanti della Liguria. Noi non siamo presenti nell’industria, ma soprattutto quella innovativa va seguita e stimolata con attenzione.
Un pezzo di Coop segue invece con attenzione il turismo, soprattutto per quanto riguarda ambiente e beni culturali, ma ci sono anche enogastronomia, i parchi, lo sport a cominciare dall’outdoor»
Ha parlato di beni culturali.
Di recente una delegazione di
Coop Culture ha visitato il Priamar annunciando un progetto per chiederne la gestione. Il Comune ha subito replicato che l’argomento non è all’ordine del giorno.
«L’obiettivo non è solo la gestione delle strutture, ma un progetto, con pubblico, privato e volontariato, che permetta di offrire agli ospiti, cominciando dai crocieristi, di godere delle grandi bellezze di Savona, oggi spesso nascoste, sconosciute o poco sfruttate. Un progetto che porti alla “industrializzazione” dello sfruttamento dei beni culturali.
Un giacimento che può produrre sviluppo, indotto e occupazione qualificata».
Restano i porti.
«Vorremmo provare a contribuire alla crescita dei porti e della logistica, dentro e fuori gli scali. Dobbiamo affrontare il tema del sistema portuale, che deve diventare più dinamico e competitivo senza perdere le sue regole specifiche. E delicato il rapporto con le Compagnie, che pur essendo una forma di cooperative non aderiscono alla Lega, almeno in Liguria.
Dobbiamo immaginare relazioni imprenditoriali e associative che aiutino la crescita dei traffici e quindi del lavoro.
L’esperienza delle cooperative con i crocieristi a Savona ha realizzato per esempio un sistema efficiente e flessibile, con ricadute occupazioni positive su tutto il porto».
Avete appena siglato l’integrativo
con i sindacati. Ma sono rapporti difficili per una realtà di sinistra come le coop?
«Le coop non sono di sinistra…».
Presidente…
«Dicevo, le coop sono di tutti, sono in tutto il mondo e hanno valori universalmente riconosciuti. In Italia, nel Dopoguerra, hanno risentito del ruolo dei partiti di massa, ma è un capitolo chiuso. Oggi quei partiti non ci sono più. Ci portiamo appresso con orgoglio quell’esperienza, ma soprattutto guardiamo al futuro, per essere un’Associazione che rappresenti tutti. L’integrativo? Facciamo particolare attenzione al valore del lavoro, ma se un’impresa non si regge i primi a pagare sono i dipendenti. Il nostro integrativo è il migliore della grande distribuzione, ma non possiamo perdere efficienza e competitività. Poi le coop vogliono contribuire a un nuovo modello di welfare e per questo abbiamo costituito la “Mutua ligure”, esperimento molto interessante».
Nelle sue idee ricorre spesso la parola sviluppo.
«La Liguria nonostante tuttoha grandi margini di crescita, ma bisogna superare ad esempio i lacci della pubblica amministrazione e della burocrazia.
Bisogna essere attenti alle regole e all’ambiente ma anche capaci di dinamismo. L’indecisione è il peggiore dei mali».
Due punti chiave. Nelle coop più innovazione tecnologica
E gli Enti locali.
“Noi delle coop dobbiamo privilegiarla su tutte le nostre attività., come forma di cultura e come alleato, invece di resistere al cambiamento, e questo per creare mercato, confrontarci con gli altri, crescere e aumentare così le occasioni per favorire il lavoro». Secondo punto, gli Enti locali. «La crisi obbliga anche loro a ripensarsi. La creazione delle Città metropolitane e le Unione dei Comuni ne sono un esempio recente.
Bisogna vincere i particolarismi e le rivalità locali per essere più forti, risparmiare, razionalizzare e affrontare meglio il tempo della crisi».

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